Era esattamente 45 anni fa che un giovanissimo imprenditore in grandi opere pubbliche,  di un posto non lontano,  passando in zona, rimase folgorato da alcune dune di sabbia e spine, appena sull’acqua.

Sabbia, pietre, e rovi e tra quelle spine dei gigli bianchi.  Tutto intorno nulla per chilometri.

Si era emozionato l’imprenditore.  Che acqua pensò !!

Si rimise in macchina per il prossimo cantiere. Tornava a ristordirsi di bitume e sigaretta, ma si era emozionato.

C’era sole quel giorno, tanto sole!

Troppo sole forse per uno che, come lui, era cresciuto tra neve e funghi, tra lupi e castagne. E che mette la maglia di lana da settembre a giugno.

Che ne sa lui di sole e sale ? Che ne sa di mare?

Per quanto giovane,  già per un quarto di secolo ha riempito le sue orecchie di rumore di pale meccaniche stridenti su pietra e i suoi polmoni di esalazioni di nafta e catrame il giovane imprenditore.

Fa strade lui, e ponti, e tunnel.    Da Reggio Calabria al Pollino.

Ha comprato ruspe, tante, e pale e camion, e tratta bene i suoi operai.  Che gli vogliono bene e si vede, e ne hanno tanta considerazione.

Ma si è emozionato quel giorno, Che silenzio pensava !!

E come quelle spine sulle dune, un’idea gli si conficca fissa in mente.

Un’idea che ha a che fare con una nuova economia,  di quelle con meno cemento e più Iodio, con meno nafta e più rosmarino.

Meno invasiva e più sostenibile, ma ancora tutta da inventare.

Quell’idea fissa ha a che fare con la qualità di vita dell’uomo e del suo ambiente, con il benessere proprio e  il rispetto della natura su cui fino a quel giorno aveva e per molti anni ancora avrebbe inciso.

Quell’idea aveva a che fare con la vocazione della sua terra e il futuro della sua gente.  Aveva a che fare con le risposte che avrebbe un giorno dovuto dare ai suoi figli e sua nipote.

Il Turismo ?  e che cos’è il Turismo gli chiede la gente ?

L’anno successivo con affianco la sua giovane moglie ,vende tutto, picchetti e nastri, ruspe e camion.

Toglie spine, pianta alberi, crea ombre e fa spazio ai gigli.

Poi parte, incontra architetti e va per fiere. Si fa notare a Milano.

Poi torna e cerca nuovi operai da assumere.

C’è silenzio qui d’altronde, e meno eco che sull’aspromonte, si può gridare meglio.

È tutto pronto.

Risale, prende moglie e figli, licenzia i suoi primi 40 anni.

Si fa coraggio e assume i suoi prossimi 45.

Nasce “il Villaggio”.

Irene, come la mamma che ha perso 35 anni fa, quando di anni ne aveva 5.

Pedala Battista, pedala. Che si ricomincia!

Quell’idea fissa aveva a che fare con molte cose insieme e diverse tra loro

Ci mise un po’ a capirlo ma quell’idea fissa aveva a che fare, prima d’ogni altra cosa

…. con quel giglio bianco !!

Era il 1970 e lui era un giovanissimo imprenditore abilitato a grandi opere.

Dei suoi vecchi operai ancora ne incontra qualcuno di tanto in tanto.

Li ha cazziati un bel po’, ma si commuovono e lui con loro.

Ne ha cresciuti e campati un bel po’.

e gli hanno voluto bene.

Giù il cappello per Te nonno Battista

francesca

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